Non profit

Scippo di fondi sociali. Chi s’ap-profit

Alcune multinazionali hanno messo le mani sui finanziamenti contro le disuguaglianze. Il Forum denuncia

di Francesco Agresti

Piatto ricco mi ci ficco. La mano lunga delle imprese profit va all?assalto dei fondi comunitari e nazionali destinati a progetti con finalità sociali: tra i 38 progetti ammessi al finanziamento dell?iniziativa comunitaria Equal, infatti, ve ne sono molti proposti da società private. Dal 2000, Equal ha sostituito i programmi Adapt e Occupazione. L?obiettivo è promuovere nuovi strumenti in grado di combattere tutte le forme di discriminazione e di disuguaglianza nel mercato del lavoro. Le scelte operate a livello nazionale prevedono l?attivazione di sei misure, tra cui quelle finalizzate a creare le condizioni per l?inserimento lavorativo dei soggetti più deboli sul mercato del lavoro, e quella di rafforzare l?economia sociale. Ed ecco le cifre. Dei 10,45 milioni di euro che l?Unione ha stanziato per finanziare la misura 1.2, relativa alla realizzazione di azioni che prevengano l?insorgere di fenomeni di razzismo e xenofobia, 2,24 milioni (quinto stanziamento tra quelli complessivamente concessi) saranno erogati alla Kpgm, multinazionale che opera nel settore della consulenza, presente in 155 Paesi con 100mila dipendenti, che ha realizzato nel 2000 un fatturato di 13,5 miliardi di dollari e che in Italia svolge attività di revisione contabile, assurance, management consulting, servizi amministrativi, consulenza fiscale e legale. Sempre nell?ambito della stessa misura, 1,31 milioni di euro sono stati assegnati alla Galgano International, un?altra società di consulenza aziendale. «Se formalmente la scelta è legittima, dato che non vi sono norme che impongono di scegliere soggetti non profit», sottolinea Giampiero Rasimelli, portavoce del Forum del Terzo settore, «vi è senza dubbio un problema di valutazione. Le risorse del Fse devono essere destinate a favorire lo sviluppo di soggetti associati, non quello di imprese profit. Per evitare che diventi una prassi diffusa, anche nella gestione delle politiche dei servizi sociali, abbiamo chiesto al ministro Maroni di avviare un?attività di monitoraggio sull?applicazione della legge 328».


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